L’AMP di Ustica raccontata da uno dei protagonisti: Fulco Pratesi, Presidente onorario del WWF

Fulco Pratesi, Fondatore e Presidente Onorario di WWF Italia e Donatella Bianchi Presidente di WWF Italia

Intervista del 2013 a Fulco Pratesi di Giuseppe Di Carlo

Fulco, Ustica è la prima riserva marina d’Italia insieme a Miramare. Ci racconti le sensazioni provate al momento della creazione di una riserva che poi ha fatto storia?

I due luoghi da cui si può dire sia nata l’idea di Aree Marine Protette in Italia, sono l’Isola di Ustica (nata nel 1986) e il Parco Marino di Miramare presso Trieste creato dal WWF nel 1973 e divenuto Area Marina Protetta nel 1986.

Dopo Miramare, l’isola di Ustica rappresenta per me un modello di quella che è stata la storia che ha portato alla creazione del patrimonio di AMP nei nostri mari.

Il fatto che fosse da sempre il luogo preferito dai subacquei che nel 1984 vi fondarono l’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee che assegna il prestigioso premio Tridente D’oro -unito a quello della disponibilità delle amministrazioni comunali schierate fin dal principio in difesa del proprio mare hanno contribuito per la creazione dell’Area Marina Protetta. Creazione alla quale anch’io, come membro dal 1983 al 1993 della Consulta per la Difesa del Mare del Ministero della Marina Mercantile, ho collaborato, ottenendo anche il Tridente d’Oro.

Ma il percorso, dalle prime immersioni in quel magnifìco mare (la prima di tante nel 1982, la seconda nel 1983 quando già esisteva una prima riserva marina) agli incontri con gli Amministratori comunali, provinciali e regionali, è stato lungo e faticoso. Sia per le difficoltà burocratiche ed economiche, sia per i mutamenti politici nell’amministrazione del Comune, sia per la difficoltà di contemperare le esigenze del turismo con quella della pesca tradizionale, gli incontri, i dibattiti e le ipotesi di piano hanno creato difficoltà e ostacoli alla definitiva istituzione.

La riserva marina di Ustica era fortemente voluta dai pescatori. Qual era allora il valore delle riserve marine nel salvaguardare la piccola pesca e qual è adesso?

La componente che più ha agito nella realizzazione dell’area protetta, assieme alla collaborazione dell’Accademia in difesa delle attività subacquee (anche di pesca), è stata la disponibilità dei pescatori tradizionali, preoccupati per l’eccessivo prelievo attuato dai subacquei e dalle marinerie di altri comuni costieri nei confronti della fauna ittica dell’Isola. A Ustica, come in tutti i luoghi ove l’ambiente marino si è protetto (vedi la messa in opera di blocchi di cemento sui fondali contro la pesca a strascico), l’azione in difesa dei propri interessi da parte dei pescatori tradizionali e artigianali della piccola pesca è stata determinante.

In Italia ci sono adesso circa 30 AMP. Abbiamo raggiunto una massa critica o il mare italiano ha ancora bisogno di essere tutelato?

Le 30 AMP costituiscono senza dubbio una risorsa indispensabile per la tutela di ampi spazi marini, sempre che il loro funzionamento sia adeguato però alle esigenze della tutela, cosa che non sempre si verifica. Ma accanto a tali istituzioni, una maggiore attività di controllo da parte delle tante forze dell’ordine che in mare agiscono (Capitanerie di Porlo/Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardie Forestali dello Stato) unita alla immersione di blocchi dissuasori passivi della pesca a strascico entro la zona per legge inibita ai pescherecci, contribuirebbero non poco alla difesa delle popolazioni ittiche.

tu hai dei nipoti ormai grandi. Cosa racconti loro del mare che hai conosciuto 40 anni fa e di come è cambiato?

I miei nipoti, figli dei miei figli con i quali battevamo le coste dell’Argentario sia per scoprire specie sconosciute che annotavamo nel nostro taccuino di immersioni, sia per contrastare la pesca abusiva, possono conoscere, dai miei taccuini naturalistici e dai miei racconti, quello che fosse il mare dalle mie prime immersioni nel 1947 ad oggi, passando da anni in cui la pesca con le bombe e quella con gli autorespiratori avevano quasi annichilito la fauna costiera, alle ultime escursioni subacquee in cui, oltre al ritorno di specie, come le cernie, ridotte ai minimi termini dai bombolari, sono oggi ricomparse, assieme però ad altre specie, prima rarissime in Toscana (cito dai miei diari) come la donzella pavonina, il barracuda nostrano, la stella marina rossa (Ophidiaster ophidianus) favorite dal riscaldamento del mare.

Come sai, Ustica riparte con una nuova fase della sua storia nel 2013. Qual è il tuo auspicio?

Non posso che fare a Ustica i migliori auguri, sostenuti da una comune esperienza di lotte che mi hanno visto per anni vicino agli isolani in difesa del loro splendido mare.

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