Ustica: aspetti vegetazionali

L’isola, dalla forma grossolanamente ellittica, rappresenta, dunque, la parte sommitale relitta di un vasto edificio vulcanico che si eleva dai fondali del basso Tirreno.

Anticamente Ustica fu abitata dai Fenici che la utilizzarono come base dei loro traffici marittimi. I Greci le diedero il nome di Osteodes (ossario), a ricordo dei 6.000 Cartaginesi lasciativi morire d’inedia, mentre i Romani in seguito la ribattezzarono con l’attuale nome, da Ustum (bruciato) per le nere scogliere laviche che la ricoprono in parte e da cui è derivato recentemente l’appellativo di «Perla nera del Mediterraneo».

La flora vascolare comprende circa 570 entità, costituite prevalentemente da piante di origine mediterranea, a ciclo annuale, che rispecchiano fedelmente le particolari condizioni climatiche dell’isola, caratterizzate da elevate temperature estive, accompagnate da un lungo periodo di aridità (aprile-settembre) e da scarse precipitazioni atmosferiche; quest’ultime non superano i 400 mm annui e sono distribuite soprattutto in autunno ed in inverno.

L’endemismo è discretamente rappresentato e si manifesta soprattutto a livello sottospecifico. In particolare, tra le entità endemiche e subendemiehe si segnalano il Limonio di Boccone (Limonium bocconei), la Finocchiella di Boccone (Seseli bocconi subsp. bocconi), l’Erba saetta (Plantago coronopus subsp. commutata), la Camomilla costiera (Anthemis secundiramea subsp. intermedia), la Silene rosseggiante (Silene rubella subsp. turbinata), la Violaciocca rossa (Matthiala incana subsp. rupestris), il Senecione siculo (Senecio siculus), il Senecione costiero (Senecio leucanthemifolius var. pinnatifìdus) ed il Senecione glauco (Senecio aethnensis).

Tra le specie a distribuzione più vasta, ma con popolazioni ridotte nel contesto del territorio italiano, meritano di essere ricordate la Succovia (Sucowia balearica), l’Erba grassa di Vaillant (Crassula vaillantii ), il Giunco di Sorrentino (Juncus sorrentinii) e la Vetriola marocchina (Parietaria mauritanica), segnalata per quest’isola, ma di recente non più riscontrata.

L’originario paesaggio vegetale è stato notevolmente modifìcato dalle molteplici attività umane, esercitate fin da antica data, che hanno provocato una progressiva rarefazione degli aspetti di vegetazione naturale conservatisi, sotto forma di lembi relitti, soltanto nelle zone più impervie e meno accessibili.

Attualmente la vegetazione spontanea di Ustica è costituita, su larghi tratti, da praterie steppiche che risultano particolarmente espressive lungo le pendici meridionali e orientali di Monte Guardia dei Turchi e Monte Costa del Fallo, al margine dei rimboschimenti, delle rupi costiere soleggiate e, in generale, negli incolti aridi. Queste comunità erbacee sono fisionomizzate prevalentemente dal Barboncino mediterraneo (Cymbopogon hirtus), graminacea perenne cespitosa, a cui si associano, oltre ad entità della stessa famiglia come il Lino delle fate annuale (Stipa capensis), il Paleo annuale (Brachypodium distachyum), il Grano delle formiche (Aegilops geniculata), il Logliarello ruderale (Catapodium rigidum) e diverse altre specie tra cui il Trifoglio stellato (Trzfolium stellatum), il Ginestrino commestibile (Lotus edulis), il Radicchio pallottolino (Hedypnois rhagadioloides) e la Silene rosseggiante.

Specie caratteristiche di questa vegetazione sono lo Scorpiuro o Ingrassa-Pecore (Scorpiurus muricatus), che trae il nome dalla curiosa conformazione del legume simile al postaddome di uno scorpione con la ghiandola velenifera terminale, e il Vilucchio rosa del Mediterraneo (Convolvulus altheoides) che a primavera fa sfoggio dei suoi splendidi e delicati fiori rosei, portati da lunghi peduncoli, le cui grandi corolle imbutiformi si chiudono sul far della sera.

La vegetazione delle rupi costiere, sottoposta frequentemente all’azione degli spruzzi carichi di salsedine, è costituita da specie tipicamente alofile alle quali se ne associano altre meno specializzate. Oltre al Limonio di Boccone, specie endemica con areale circoscritto ad Ustica, Favignana, Levanzo, Monte Cofano ed a poche località del palermitano, si rinvengono il Finocchio marino (Crithmum maritimum), ombrellifera dalle foglie succulenti, di sapore salato, con infiorescenze bianco-verdastre, il Ginestrino delle scogliere (Lotus Cytisoides), l’Erba franca (Frankenia hirsuta), la Finocchiella di Boccone e il Senecione costiero, rara entità presente anche in Sardegna e Corsica.

In alcuni ambiti è possibile notare qualche individuo di Erba cristallina stretta (Mesembryanthemum nodiflorum) e di Erba cristallina comune (M. cristallinum), piante erbacee con foglie carnose in grado di accumulare notevoli quantità di acqua nei loro tessuti, quale fonte di riserva a difesa dall’aridità degli ambienti in cui vivono. Molto caratteristiche in questo contesto sono anche le piante di Cappero (Capparis spinosa), inconfondibili per via dei lunghi fusti sarmentosi che pendono dalle pareti rocciose e portano, all’ascella delle foglie, molti fìori bianchi o rosati con numerosi stami rosso-violacei.

Modesti lembi di macchia, ubicati per lo più sui terreni più ingrati e con rocciosità affiorante, forniscono una testimonianza della vegetazione che in passato esprimeva una parte significativa della copertura vegetale della riserva. La persistente e forte azione antropica, ravvisabile nei ripetuti incendi, nei tagli e nel sovrapascolamento, ha provocato nel tempo la rarefazione delle tipiche sclerofille mediterranee a vantaggio dello Sparzio villoso (Calicotome villosa). Tale specie forma popolamenti intricati e difficilmente accessibili, per via delle innumerevoli e rigide spine che la difendono dal morso del bestiame e si contrappongono alla gaia nota di colore offerta dai vistosi fìori papilionacei giallo-dorati.

Soltanto sulle pendici settentrionali di Monte Guardia dei Turchi e in poche altre località è possibile notare una discreta presenza di Ginestra comune (Spartium junceum) e di Lentisco (Pistacia lentiscus), arbusto sempreverde dal forte odore resinoso, con fitta chioma tondeggiante, che si copre tra l’estate e l’autunno di numerosissimi piccoli frutti più o meno globosi, rossi inizialmente e neri a completa maturazione. In quest’ambito è possibile notare discontinuamente altri elementi tipici della macchia mediterranea quali l’Olivastro (Olea europaea var. sylvestris), l’Asparago bianco (Asparagus albus), l’Alaterno (Rhamnus alatemus), la Fillirea (Phillyrea latifolia), il Thè siciliano (Prasium majus), oltre a diversi cespugli di Euforbia arborea (Euphorbia arborescens) dalla regolarissima forma semiglobosa.

I lineamenti del paesaggio di una vasta area della zona A di riserva, anticamente occupati dalla macchia-foresta mediterranea, sono stati modificati dai rimboschimenti eseguiti prevalentemente con l’impiego di specie estranee al contesto vegetazionale: oltre al Pino d’Aleppo (Pinus halepensis), infatti, si riscontrano la Robinia (Robinia pseudacacia), alcune specie di Eucalipto (Eucaliptus camaldulensis, E. globulus), ecc..

La riserva presenta anche una discreta flora briofitica, composta da quarantuno muschi e dieci epatiche. Trattasi prevalentemente di entità proprie delle regioni a clima arido e temperato che prevalgono nettamente sulle specie esigenti di acqua, fornendo un’ulteriore testimonianza del carattere caldo-arido dell’ambiente insulare e dell’assenza di habitat umidi, ad eccezione di alcune falesie esposte a settentrione. Nell’ambito di questa flora, particolare interesse in quanto rare in Sicilia, rivestono rispettivamente l’epatica Riccia cavernosa e il muschio Bryum dunense.

 

TESTI TRATTI DA BROCHURE DELLA EX PROVINCIA REGIONALE DI PALERMO E FOTO ARCHIVIO WWF SICILIA NORD OCCIDENTALE

Permanent link to this article: https://campiusticawwf.altervista.org/ustica-aspetti-vegetazionali/