Ustica, Osteodes, Ustum… la Perla nera del Mediterraneo

La storia dell’isola di Ustica, 36 miglia a nord della costa di Palermo, si incrocia con quella dell’arcipelago delle Eolie, considerati la comune origine vulcanica e il fatto che Ustica si trovava in epoca antica lungo la cosiddetta «via dell’ossidiana», la rotta del commercio della pietra lavica che passava anche per Lipari, Pantelleria e Malta.

Il nome pare derivi dal greco «osteodos», ossario, perchè sull’isola vennero abbandonati a morire seimila soldati cartaginesi che si erano ammutinati. I romani la chiamarono invece Ustum, la «bruciata», per il colore scuro della roccia. Il ritrovamento di resti sui fondali (soprattutto a Punta Cavazzi) testimonia anche il passaggio dei fenici, degli arabi e dei normanni.

Proprio i normanni costruirono la chiesa di Santa Maria e il convento dei Benedettini, che nel ’300 fu distrutto dai saraceni i quali fecero ripetute incursioni fino al XVIII sec., quando annientarono praticamente la popolazione. Il reinsediamento avvenne nel 1763 per opera dei Borboni, che mandarono sull’isola alcune famiglie delle Eolie, palermitane e trapanesi con 250 soldati. In anni più recenti poi, e sino al fascismo, Ustica fu utilizzata pure come luogo di confino per i prigionieri comuni e politici (vi furono deportati anche ribelli libici).

Le bellezze dell’isola (oggi ha circa 1.300 residenti) sono decisamente legate alla suggestione di paesaggi costieri (le punte, le grotte, i faraglioni) e fondali subacquei (anche con itinerari archeologici): basti pensare che l’economia si regge soprattutto sul turismo e le attività della Riserva Naturale Marina.

Notevoli, comunque, sono la chiesa del Calvario, la Fortezza, il Faro, la torre di difesa di Santa Maria, i mulini a vento a ridosso del mare e il villaggio preistorico della Colombaia.

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